di Onofrio Capurso

Renato Nicassio: «Racconto le interminabili uscite serali dei giovani baresi»
BARI – Ha 26 anni, è barese, ma studia a Bologna. Parliamo di Renato Nicassio (nella foto), che lo scorso ottobre ha pubblicato il suo primo libro: “Un moderato delirio – sopravvivere a Bari”, che parla della vita notturna dei giovani baresi. L’abbiamo intervistato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Renato, come nasce il tuo libro?

Tutto parte dal mio blog, sul quale avevo pubblicato un articolo su un particolare posto di Bari e sui suoi frequentatori. Visto il successo di questo spaccato della vita serale barese, un amico mi ha suggerito di pensare a un libro, una specie di guida ironica sui luoghi delle notti del capoluogo pugliese. Così è nato il libro: un racconto di una serata che va dal trovare parcheggio fino al cornetto finale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che cosa hanno di particolare le notti baresi?

Le serate baresi spesso e volentieri nascono senza progetti e senza intenzioni. Vuoi per il clima spesso favorevole, vuoi per la mancanza di programmi tv decenti, i giovani escono solo “per uscire”. Ma una volta in strada nasce il problema di trovare qualcosa che possa giustificare l'uscita. Metà della serata se ne va così: a decidere cosa fare, visto che è sempre difficile  mettere d’accordo tante teste. Alla decisione si arriva dopo estenuanti trattative, vili ricatti, geniali compromessi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si arriva sempre a un compromesso?

Se proprio la democrazia non funziona, si finisce nel fare un giro in centro. Ma la particolarità fondamentale è che una volta iniziata, la serata barese deve durare il più a lungo possibile. Si sfocia nell'accanimento terapeutico. Cicchetti, sale gioco, bar e poi il gran finale del cornetto. Un copione più o meno standard che però nasconde tanta simpatia e una struggente nota di immobilità di fondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi c’è un messaggio dietro la tua opera?

Più che altro un’intenzione, quella di descrivere simpaticamente una serata tipo di una generazione di cui non si parla molto o di cui si parla solo quando c’è di mezzo il solito argomento della crisi. Ho scritto un libro sulla generazione che va dai 20 ai 30 anni e la parola crisi compare solo una volta, cioè nell’episodio in cui descrive la scelta del locale in cui andare a mangiare. Nella prefazione sembra che io inviti le persone a svegliarsi un po’, ma non lo so se mi voglio caricare di questo peso. Il fine del libro è descrivere unicamente quello che fanno i giovani la sera, a Bari. E’ vero che non si può parlare dei giovani senza tener conto della questione futuro, ma ho cercato di lasciarla sullo sfondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La presenza del tuo “io” nel libro è una scelta stilistica o cos’altro?

E’ una scelta stilistica per altro non così inedita, perché ormai in Italia la cosiddetta “auto-fiction” è di moda. Per esempio in Siti e Saviano. Forse l’auto-fiction funziona perché il lettore, il pubblico, ha bisogno di una garanzia, non dico di verità, ma di certezza: un autore che ha un nome e una faccia e che dice «si, sono io» o «io c’ero quella sera, è andata così». Anche se poi tutto lascia il tempo che trova visto che non si tratta di un resoconto giornalistico o di un reality.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Durante la scrittura hai tenuto presente qualche modello letterario?

Non c’è un modello letterario unico alla base, perché il libro è un po’ particolare. Più che altro penso che ci sia un modo di guardare, cioè quello tipicamente post-moderno (purtroppo), caratterizzato dal non prendere mai sul serio le situazioni descritte e sè stessi. La nostra generazione “ci scherza sempre su” e la letteratura va di pari passo con questo modo di affrontare la vita.  

Che ruolo hanno le molte citazioni prese da film, da libri e da canzoni che hai inserito nel testo?

Nella letteratura post-moderna si mostra una faccia volutamente citazionistica. Noi viviamo in un mondo in cui si pensa che tutto è stato già detto e si è esaurito il serbatoio del possibile, della fantasia. Quindi si citano gli altri. Nella prefazione scrivo che ci sono 17 citazioni volutamente intenzionali nel libro e il lettore è invitato a scovarle. Anche se parecchi ne hanno trovato alcune che io non avevo contato nell’elenco ma che effettivamente avevo scritto, senza pensarci, perché entrate nel lessico comune.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sembri legato a Bari. Come mai hai deciso di andare a studiare fuori?

In realtà ho provato il concorso per il dottorato sia qui che Bologna. E l’ho vinto lì.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Progetti?

Per ora non ho nulla in cantiere. Ma se dovessi scrivere altro in futuro, sarà qualcosa di completamente diverso. Per il momento continuo con il blog. Almeno fin quando mi verranno idee.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il blog di Renato Nicassio: http://ilblogstruggentediunformidabilegenio.wordpress.com/


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