Bari, la coppia torna a vivere nel camper: «Il Comune ci aveva spedito tra i drogati»
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martedì 15 maggio 2018
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di Carlo Maurantonio
Sembrava quindi che fosse stata messa fine a questa triste vicenda, ma a distanza di pochi mesi i coniugi hanno preferito tornare a vivere nella loro vecchia “abitazione”. Siamo così andati a trovarli per comprendere il perché della loro scelta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Torniamo al gennaio di quest’anno, mese in cui il Comune di Bari vi ha trovato un alloggio. Dove siete stati sistemati?
A 60 chilometri da Bari: in un edificio situato a Gravina in Puglia. Si trattava di un vecchio palazzo dove erano state ricavate alcune stanze attraverso delle pareti divisorie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come si viveva lì?
Male. L’appartamento era freddo e umido: dalle finestre entrava vento e pioggia e soprattutto il riscaldamento non veniva mai acceso, se non una o due ore durante il giorno. La notte dovevamo infilarci sotto mille coperte per stare al caldo: di fatto era come vivere nel camper.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Se era equivalente perché non siete rimasti?
Perché perlomeno nel caravan eravamo soli, mentre a Gravina dovevamo dividere l’abitazione con altre persone. E purtroppo non si trattava di “bella gente”. La struttura era piena di drogati: degli “scheletri umani” che urlavano, si picchiavano, si minacciavano di morte a vicenda. La notte non riuscivamo a chiudere occhio: grida, schiamazzi, oggetti che venivano sbattuti per terra o contro i muri, continui litigi, risse. Quanto potevamo resistere in un ambiente del genere?
C’era una cucina però: perlomeno potevate prepararvi qualcosa.
Macchè. La cucina e la dispensa erano in comune e quindi ognuno degli inquilini prendeva ciò che voleva: era un furto continuo. E comunque non lavorando non avevamo nemmeno i soldi per comprarci del cibo. Perlomeno a Bari conoscevamo un po’ di gente che ogni tanto ci dava un’occupazione temporanea, ma a Gravina non sapevamo proprio come muoverci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma non mangiavate?
Una volta al giorno, grazie a una mensa sociale che si trovava vicino all’edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma alla fine avete deciso di tornare…
Sì, siamo riusciti a racimolare un po’ di denaro per comprare due biglietti del treno e dopo aver raccolto in fretta e furia tutta la nostra roba siamo tornati a Bari, a marzo. Il proprietario l’abbiamo avvisato solo una volta arrivati, per evitare che ci costringesse a restare ancora lì. Ricordo che quando ci proposero la sistemazione a Gravina pensammo di rottamare il camper: per fortuna non l’abbiamo fatto, perché questo automezzo continuerà ad essere ancora la nostra “casa”. Chissà per quanto tempo ancora.
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Scritto da
Carlo Maurantonio
Carlo Maurantonio