di Giuseppe Dulcamare

La storia di Roberto: gioca a calcio su una gamba sola e si allena con i normodotati
LECCE - «Di solito perdere un arto è qualcosa di atroce, per me invece è stata una liberazione: basta rendersi conto che le cose si fanno lo stesso. Magari in modo diverso, ma si fanno». Sono colme di determinazione le parole di Roberto Sodero (nella foto), 35enne ingegnere informatico di Lecce e unico pugliese della Nazionale italiana amputati di calcio: il giocatore salentino, privo della gamba destra dall'età di 22 anni, ricopre il ruolo di mediano e si allena addirittura con una squadra di normodotati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quella del centrocampista azzurro è una storia tutta da raccontare. Sin dalla nascita cerca di dribblare un avversario assai più temibile di quelli che oggi incontra sul rettangolo di gioco: la sindrome di Klippel Trenaunay. Si tratta di una patologia che altera la normale crescita dei vasi sanguigni e causa così lo sviluppo esagerato dell'arto che va a colpire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel caso di Roberto a essere intaccata è la gamba destra. La sua infanzia così è segnata da continue visite negli ospedali di mezzo mondo che però non portano a miglioramenti: durante l'adolescenza l'arto infetto cresce 20 centimetri in più della gamba sinistra e andare a scuola diventa complicato senza l'uso massiccio di antidolorifici. Il pressing della malattia si fa asfissiante e induce l'attuale calciatore, su consiglio dei medici, a optare per la decisione più drastica: l'amputazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La mutilazione porta via una parte del suo corpo, ma non la sua tenacia. «Di regola un evento del genere significa regredire - racconta l'atleta - ma per me è stata una vera e propria liberazione: ho completato l'Università e sono riuscito a trovare un lavoro. A quel punto mancava solo una cosa nella mia vita, lo sport. Sono sempre stato un appassionato di tante discipline, il calcio in particolare, ma da piccolo ho potuto praticare per un breve periodo soltanto tennis e nuoto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il desiderio viene soddisfatto all'improvviso nel dicembre del 2012. «Stavo guardando uno dei soliti programmi televisivi sportivi - prosegue l'ingegnere - quando a un certo punto fu mandato in onda un servizio sull'imminente creazione della Nazionale amputati da parte del Centro sportivo italiano. Insomma, un'occasione da prendere al volo: così tramite Facebook contattai il fondatore della squadra e andai a Reggio Emilia per il primo raduno degli azzurri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'esordio avviene in una partita dimostrativa, non senza qualche imbarazzo. «Mi chiesero quale fosse la mia posizione - ricorda il salentino - ma in verità non ero mai sceso in campo. Sul terreno di gioco ero goffo e spaesato, non avevo mai provato a correre sulle stampelle». Se non altro l'approccio alle regole è meno problematico. Si gioca sette contro sette in due tempi da 25 minuti e con qualche piccola variante rispetto al calcio che tutti conosciamo: per ovvi motivi ad esempio le rimesse laterali vengono battute con i piedi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


L'impreparazione comunque riguarda un po' tutta la rosa e viene fuori durante la prima amichevole internazionale. Il 27 aprile 2013 l'Italia vola in Francia per sfidare i padroni di casa, attivi da ben sei anni: dopo un iniziale equilibrio i transalpini fanno valere la loro esperienza e stravincono 5 a 2. Il 5 ottobre seguente il duello si ripropone a Cremona con il calore del pubblico casalingo e la telecronaca a bordo campo di Bruno Pizzul. I "blues" trionfano nuovamente, ma solo per 2 a 1: i progressi di Sodero e compagni sono evidenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il merito di questi benefici è dovuto al particolare "addestramento" che effettuano alcuni azzurri, Roberto compreso. «In Italia manca un campionato di calcio per amputati e la nazionale si riunisce soltanto una volta al mese - spiega il leccese -. Ecco perchè tra un match e l'altro per tenerci in forma ci alleniamo con delle squadre composte da giocatori normodotati. Io per esempio con la San Giovanni Maria Vienney, un team dilettantistico della mia città».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Tenere il loro passo è dura - sottolinea il mediano – e ogni tanto capita che qualcuno si approcci a me con timore, ma dopo dieci minuti di gioco capiscono che non hanno bisogno di tirare indietro la gamba. Io stesso vorrei essere sempre contrastato con la consueta cattiveria agonistica che si vede in qualsiasi campo: nessun pietismo insomma».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E le soddisfazioni non tardano ad arrivare. Nel 2014 l'Italia partecipa per la prima volta ai mondiali di categoria in Messico e viene eliminata solo agli ottavi di finale da Haiti. «Alla coppa del mondo non presi parte - evidenzia Sodero - perchè si svolse nello stesso periodo in cui avevo programmato le nozze. Ma ai prossimi europei ospitati dalla fortissima Turchia non mancherò. Il lavoro non mi lascia molto tempo libero, ma quella per il calcio è una passione a cui non voglio assolutamente rinunciare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La sua ostinazione del resto è impagabile. «Spero di essere un esempio per chi si vergogna della propria disabilità - conclude Roberto -. Lo sport è un'ottima ancora di salvezza: alcuni miei compagni di Nazionale erano calciatori semiprofessionisti prima di subire l'amputazione e sono "rinati" soltanto dopo essere tornati in campo. Dal canto mio vorrei cimentarmi anche con il tennis in carrozzina e puntare un giorno alle Paralimpiadi. Con una buona dose di volontà niente è impossibile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel video la partita del 5 ottobre 2013 persa dalla Nazionale amputati italiana contro quella francese a Cremona (telecronaca di Bruno Pizzul):


 


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