di Antonella Liuzzi

Mottola e il patrono rinnegato: «San Tommaso Becket? Amante dei forestieri»
MOTTOLA -  Spettacoli pirotecnici, luminarie, concerti bandistici, cibo di strada, mercatini: è ciò a cui irrimediabilmente si assiste durante i festeggiamenti in onore dei “santi patroni”. Ogni città d’Italia infatti possiede un santo “incaricato” di proteggere la propria comunità: venerato e poi celebrato in un certo giorno dell’anno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche Mottola, piccolo centro murgiano in provincia di Taranto, ne ha uno: si tratta di San Tommaso Becket, arcivescovo inglese vissuto nel XII secolo e ucciso nella chiesa di Canterbury nel 1170 (episodio che ha ispirato il famoso dramma teatrale “Assassinio nella cattedrale” dello scrittore Thomas Eliot).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il problema è che a Mottola San Tommaso Becket non lo festeggia nessuno. Il paese ha di fatto disconosciuto il proprio patrono, preferendogli di gran lunga la venerazione di altre figure: la Madonna del Carmelo, la Beata Vergine del Rosario, l’Immacolata e Sant’Antonio. Per loro sì vengono organizzate grandiose celebrazioni, ma non per San Tommaso, che non ha nemmeno una confraternita dedicata al suo culto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Becket? So solo che si dovrebbe festeggiare il 28 e 29 dicembre – afferma Maria, una pensionata mottolese -. Per il resto io sono devota a Sant’Antonio». «Neanch’io “sento” San Tommaso come mio protettore – conferma Nicola - è praticamente un personaggio secondario in città». «In più il “suo” giorno cade pure durante la vacanze natalizie – rincara Antonio – chi volete che pensi a lui, in un periodo dell’anno caratterizzato tra l’altro da cattivo tempo, freddo, neve e pioggia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nonostante ciò negli ultimi tre anni l’associazione Terre Nostre e la Pro loco hanno tentato di promuovere il santo organizzando delle celebrazioni legate alla sua ricorrenza. I festeggiamenti ricalcano le atmosfere medioevali e ripercorrono la vicenda della tragica morte. Addirittura il 29 dicembre si compie un momento di “comunione” con il popolo mottolese, attraverso la simbolica consegna delle chiavi a San Tommaso, seguita da una breve processione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Si tratta però di iniziative messe in atto più per attrarre turisti che gli stessi mottolesi. «E’ una festa debole, che nulla a che fare con quella “potente” della Madonna del Carmelo», afferma Antonio, musicista della banda cittadina. «Il 16 luglio, giorno dedicato alla santa, tutto si ferma – conferma Tonino –. Non si lavora nemmeno nelle campagne per il timore che la mancanza di partecipazione possa portare delle disgrazie».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al contrario San Tommaso è visto come un “amante dei forestieri”. «Quando qualcosa non va in paese – ci dice il pensionato Vincenzo – si attribuisce la sfortuna proprio al fatto che il patrono è un “alieno” poco interessato alle nostre vicende».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma il protettore di Mottola è un santo rinnegato da un’intera comunità.  Del resto si tratta di uno straniero, probabilmente mai entrato in Italia e il cui culto è praticamente sconosciuto nel Belpaese. Ma la domanda a questo punto sorge spontanea: come si ritrova Mottola ad avere come patrono un arcivescovo di Canterbury?

La leggenda vuole che San Tommaso sia diventato “mottolese” a seguito dell’assedio della città ad opera dei tarantini, avvenuto nel XII secolo. Al tempo un episodio di sangue colpì l’immaginario collettivo: l’assassinio del vescovo cittadino Alimberto, che fu ucciso da una freccia nemica mentre cercava una mediazione tra le parti in causa. Questo avvenimento funesto convinse le autorità eclessiastiche, nella successiva fase di ricostruzione del paese, a scegliere come santo patrono proprio San Tommaso Becket, poiché il suo destino di vescovo assassinato in modo barbaro ricordava quella di Alimberto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fatto quindi il santo fu scelto solo perché “assomigliava” alla figura di un eroe locale. Un po’ troppo debole come motivazione e un po’ troppo poco per entrare a pieno diritto nel cuore dei fedeli, che pur possedendo una statua di San Tommaso (nella foto), non si inginocchieranno mai ai suoi piedi.


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