di Simone Lastilla - foto Antonio Caradonna

In un'atmosfera da "zombie", il Carrefour abbandonato della Zona Industriale
BARI - Parcheggi deserti, scale mobili sventrate, vetrate rotte, cartelli per terra. È l'inquietante scenario dell'ex centro commerciale Carrefour, massiccia struttura abbandonata al civico 36 di viale Biagio Accolti Gil, nella labirintica zona industriale di Bari. Un'atmosfera “da zombie” che merita di essere raccontata e stride con il ricordo del vivace viavai di persone in preda al "morbo" dello shopping che qui si svolgeva quotidianamente fino al 2009. (Vedi foto galleria)

L'ipermercato fu inaugurato nel 2003 e sui motivi della sua precoce fine girano diverse voci. Nel vicino quartiere San Paolo alcuni ipotizzano che chiuse per via dei numerosi furti di merce effettuati dagli stessi dipendenti, altri più semplicemente danno la colpa ai prezzi troppo alti. «Nei primi anni dopo l'apertura - ci racconta un abitante del rione - fu ben gestito dalla dirigenza francese. Poi però subentrò una guida italiana che aumentò i costi dei prodotti e infine, complice l'arrivo di concorrenti come Auchan e Ipercoop, fu costretto ad alzare bandiera bianca».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il complesso così fu lasciato indifeso di fronte all'azione del tempo e dei vandali: un destino identico a quello toccato ad altri "templi degli acquisti" come il mobilificio Aiazzone di Modugno e altri giganti ormai dormienti disseminati lungo la statale 96.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raggiungerlo è abbastanza facile. Percorriamo in direzione sud la tangenziale di Bari e imbocchiamo l'uscita numero 5, quella che immette in viale Europa. Proseguiamo per 350 metri per poi svoltare a sinistra in viale Biagio Accolti Gil. Dopo poco più di un chilometro attraversiamo un binario in disuso e ed ecco che il vecchio Carrefour appare sulla sinistra, quasi all'incrocio con viale Maestri del Lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La costruzione è preceduta da un esteso giardino "prigioniero" della vegetazione spontanea ed è distribuita su tre livelli: il piano terra e il primo piano dedicati ai parcheggi, il secondo piano ideato per l'accoglienza dei negozi. Ciascun accesso agli spazi concepiti per ospitare le auto dei clienti è sbarrato da massi azzurri a forma di pallottola: accanto a essi, per terra, i cartelli che un tempo indicavano gli ingressi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Costeggiamo delle vetrate rotte su cui si specchiano alte palme e ci avventuriamo nel parcheggio del primo piano: una vastissima distesa di asfalto puntellata dalle sole colonne bianche che reggono la parte sovrastante dell'immobile. La grande superficie, punteggiata qua e là da alcuni detriti, è stata depredata dei suoi tombini, mentre dal soffitto pendono numerosi tubi dai quali ignoti hanno rubato tutti i cavi elettrici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci spingiamo in fondo, nella zona più buia. Una sedia da ufficio giace isolata tra la penobra e il cemento circostante. A poca distanza riposa un carrello della spesa colmo di quei cartelli che guidavano il cliente all'interno dell'ipermercato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Torniamo sui nostri passi e sulla destra, a una manciata di metri, iniziamo a salire la scalinata che conduce al secondo piano. La rampa, senza ringhiera, ne affianca un'altra, quella delle scale mobili: ne è rimasto solo lo scheletro, con le rotaie arruginite che sottendono il piano in pendenza colmo di vetri frantumati. Giungiamo così in un lungo atrio, in fondo al quale ci sono diverse porte: tutte sono murate, eccetto una che dopo essere stata forzata è perennemente aperta visto che la maniglia è andata distrutta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Varchiamo l'unica entrata disponibile e accediamo finalmente nel settore un tempo riservato allo shopping. Si tratta di un unico ambiente che si sviluppa lungo l'intero perimetro rettangolare della struttura, costantemente costeggiato lungo entrambi i lati da quelli che fino a otto anni fa erano i punti vendita: i negozi, chiusi da saracinesche spesso danneggiate.  Sul pavimento alcune piante stanno lentamente prendendo il largo e bisogna fare attenzione a non calpestare i tanti pezzi di plexiglass crollati dal tetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Utilizziamo quindi delle scale di emergenza ricoperte di sporcizia per approdare sul tetto. Da qui, volgendo lo sguardo verso il basso, è ancora più evidente il triste degrado del piano realizzato per le attività commerciali. Per terra ci sono alcuni pezzi della vecchia insegna luminosa del complesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla copertura spunta anche una torretta imbrattata da una scritta celeste che recita: "Questa è una zona pericolosa", con accanto i disegni stilizzati di un alieno e un disco volante. E in effetti, in questo deserto malconcio di cemento e rifiuti, sembra proprio di essere su un altro pianeta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • uualio - Crepa padrone, tutto va bene


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