di Eva Signorile

L'alluvione di Ostuni: «Evento eccezionale, ma il terreno non ha fatto il suo dovere»
OSTUNI – Due milioni di euro di danni all’agricoltura e una spiaggia letteralmente scomparsa: sono le principali conseguenze del violento nubifragio abbattutosi sabato scorso sul territorio di Ostuni, in provincia di Brindisi. Un evento climatico di natura eccezionale certo, che però ha peggiorato i suoi effetti a causa di alcune “disattenzioni” da parte dell’uomo. Ne abbiamo parlato con il 43enne ostunese Vincenzo D’Amico, consigliere dell’Ordine dei geologi della Puglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che cosa è avvenuto sabato scorso?

I dati idrometrici riferiscono di circa 80 litri di acqua piovuti su ogni metro quadro di territorio nel giro di poco più di un’ora: si tratta di una quantità enorme abbattutasi sulla zona in un brevissimo arco di tempo. Se si prova a chiedere alle persone anziane nessuno ricorda nella storia del luogo un evento così grave. I danni sono stati notevoli: addirittura un’intera spiaggia di Rosa Marina, quella del “Pontile”, è stata letteralmente cancellata: spazzata via dalla furia dell’acqua.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quella spiaggia si trovava alla foce di una lama…

Sì, infatti il villaggio turistico prende proprio il nome dalla “lama di Rosa Marina” e la spiaggia scomparsa era proprio la foce dell’ex antico fiume (nella foto). Possiamo quindi affermare che la lama ha fatto il suo dovere: quello cioè di convogliare a mare l’acqua meteorica in eccesso. Purtroppo la pioggia è stata davvero troppa e la lama ha esondato, ma se non ci fosse stata i danni sarebbero stati certamente maggiori. I problemi veri sono invece avvenuti “a monte”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In che senso?

Nei dintorni di Ostuni, a circa 200 metri più in alto rispetto alla costa, la natura non ha “funzionato”: il terreno non è stato in grado di assorbire l’acqua piovuta, causando così gravi danni al territorio. Sono addirittura crollati i muretti a secco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché il terreno non ha tenuto?


Perché è “stressato”: nel tempo è praticamente diventato impermeabile. La terra in pratica non è più in grado di assorbire l’acqua piovana come faceva un tempo e questo fa sì che in caso di piogge eccessive aumenti la quantità d’acqua che “ruscella”, che cioè scivola sul terreno, invece di infiltrarvisi. Sfortunatamente a peggiorare la situazione c’è stato il fatto che erano mesi ormai che non pioveva ad Ostuni: la terra è quindi diventata ancora più dura e resistente all’acqua.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quali sono le cause dell’impermealizzazione?

Nel territorio di Ostuni è possibile rintracciare due colpevoli principali e cioè l’ingrandimento della città stessa e l’abbandono delle campagne. Nel primo caso, più che di ingrandimento vero e proprio si tratta dell’aumento di ville e villette sparse nelle campagne. Se da un lato questo ha una ricaduta economica positiva sul territorio perché è sintomo di un turismo molto sviluppato, dall’altro l’aumento di cemento porta a un impoverimento del terreno, che diventa duro e quindi difficilmente permeabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E l’abbandono delle campagne?

Ci sono in Ostuni vaste aree coltivabili ormai abbandonate da tempo, spesso perché le famiglie non hanno più la forza economica per investire nell’agricoltura. Quello che in pochi sanno purtroppo è che c’è un legame strettissimo tra terra non coltivata e impoverimento del suolo: un terreno abbandonato da tempo non può far altro che inaridirsi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che cosa si potrebbe fare per ridare vita alla terra?

Ognuno, dal più alto rappresentante politico fino al piccolo proprietario di un immobile, può fare molto. Intanto il Comune potrebbe inserire un geologo e un agronomo nella commissione del Paesaggio (cosa obbligatoria fino a qualche tempo fa) e poi anche i privati cittadini dovrebbero mettere in atto delle buone pratiche che potrebbero avere ricadute positive sul territorio.  Ad esempio chi detiene una casa in campagna dovrebbe evitare di creare dei “piazzali” antistanti agli ingressi delle ville: si tratta di cemento che va così a soffocare anche larghe porzioni di suolo. E se si deve proprio costruire si possono utilizzare materiali drenanti. Ancora: è necessario rispettare alcune prescrizioni regionali come ad esempio la creazione di cisterne per la raccolta delle acque piovane, secondo precisi parametri. Possono sembrare “scocciature”, ma la tutela del territorio è un compito a cui siamo chiamati tutti.


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Eva Signorile
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  • Arnaldo - Uno dei tanti problemi inerenti le recenti grandi esondazioni a causa d piogge torrenziale è il suolo sempre più edificato ed " asfaltizzato " e , quindi, sempre meno assorbe parte della pioggia caduta. Una soluzione parziale, ma sempre utile, è quella di riportare le strade nei declivi più alti. a brecciolino come era in uso una volta. Le tecniche moderne sicuramente potranno individuare dei " composti " granulosi ma stabili che ( anche se si dovranno un pò abbassare le velocità dei veicoli che percorrono tali strade ) potranno diminuire di molto la massa d'acqua che scende dai rilievi verso il piano.


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