di Carlo Marzano

Rossani, tra progetti e occupazione una grande risorsa sprecata
BARI - È passato un anno dal 1° febbraio 2014, giorno in cui l’ex Caserma Rossani è stata occupata o piuttosto, secondo alcuni, “liberata”.  L’occupazione nasce in seguito a una manifestazione cittadina nata per solidarizzare con le persone che erano state mandate via da un altro edificio occupato e poi sgomberato, quello di Villa Roth. Il corteo quel giorno deviò nella Caserma Rossani e da lì iniziò la storia di questo centro sociale, il quinto nato a Bari negli ultimi vent’anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In questi 12 mesi la Caserma è stata teatro di eventi culturali, artistici e musicali, qui si tengono ancora oggi svariati corsi e sono stati messi su anche un cineteatro, una biblioteca, uno skatepark e una palestra. Ma a distanza di un anno non è ancora chiaro quale potrebbe essere il futuro di questo spazio pubblico che, almeno fino al 1° febbraio scorso, poteva definirsi “abbandonato”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
La Rossani infatti, nata e cresciuta come caserma militare e polisportiva, fu dismessa nel 1998. Nel 2008 diventa ufficialmente barese, grazie a uno scambio fra il Comune di Bari e lo Stato Italiano. La Chiesa Russa e il palazzo della Prefettura passano allo Stato, la caserma al Comune, con un conguaglio (a favore dei baresi) di 13 milioni di euro. Immediatamente nascono comitati di cittadini che, con il sostegno di piccole associazioni, cominciano la propria “battaglia” atta a incidere sul destino dell’area. I cittadini si riuniscono nel Comitato Parco Rossani, che chiede che quello spazio diventi prima di tutto un parco, un grande polmone verde nel cuore della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma passano i mesi, gli anni e la caserma resta uno spazio vuoto, fin quando nell’aprile del 2012 il Comune, soprattutto tramite la voce dell’assessore all’Urbanistica Elio Sannicandro, comincia a pensare a un project financing per la Rossani: vengono chiesti soldi ai privati per attuare interventi nell’area. Un’idea che il Comitato respinge. «Ci opponemmo – afferma ora l’architetto Arturo Cucciolla, membro del Comitato Parco Rossani -. Non volevamo che quello spazio pubblico divenisse oggetto di speculazioni. Il Comune del resto aveva ben 13 milioni di euro da investire nell’area, ai quali ne andavano aggiunti altri 13 messi a disposizione dalla Regione Puglia. Per fortuna fummo convincenti e la Rossani restò patrimonio pubblico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel giugno 2012 allora il Comune lancia il concorso d’idee Baricentrale, mirato a trasformare 78 ettari di territorio barese, tra i quali viene inserita anche la superficie della Rossani. «Era previsto che tutto il nodo ferroviario fosse progettato attraverso un intervento pubblico-privato – afferma Cucciolla -. L’aver inserito la Rossani nel bando del concorso è stato un tentativo di reintrodurre la logica del project-financing. Non a caso molti dei progetti pervenuti al concorso di idee prevedevano nuove costruzioni, anche nell’area della Rossani».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nell’aprile 2013 viene scelto all’unanimità il progetto dello studio facente capo al famoso architetto Massimiliano Fuksas. Nei rendering del progetto all’interno della Rossani viene previsto un nuovo auditorium e soprattutto un parcheggio interrato da 800 posti. Nuove costruzioni quindi, ben lontane dal desiderio di “volumetrie zero” espresso dal Comitato Parco Rossani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma il 1° Febbraio 2014 la “liberazione” spariglia le carte. Molti cittadini baresi, soprattutto giovani, si riversano nella Rossani scoprendo una città nella città che nessuno immaginava. Un luogo dove, tra l’incuria e l’abbandono, c’è già tantissimo verde spontaneo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


L’amministrazione Emiliano reagisce in maniera contraddittoria, da una parte affiggendo un atto amministrativo che definisce l’area pericolante e vietandone l’accesso (divieto però sortisce poco effetto), dall’altra intavolando un dialogo con i “liberatori”, di fatto abusivi, pur se legittimati da una massiccia presenza cittadina all’interno della Rossani. Il 17 marzo il sindaco riceve i rappresentanti del gruppo degli occupanti e promette di fornire acqua e luce alla caserma, in cambio di un atto unilaterale con cui il “Collettivo della Ex-Caserma Liberata” dichiari di “responsabilizzarsi” rispetto alla gestione dell’area. Detto–fatto: il 28 Marzo l’atto viene depositato dal collettivo e protocollato. La risposta arriva il 15 Aprile, con una delibera della giunta che promette “supporti provvisori” (bagni chimici, generatori di elettricità, dispenser di acqua) per sostenere una “valorizzazione temporanea” in “attesa della definizione della destinazione d’uso”. La delibera autorizza la permanenza degli occupanti sino al 31 dicembre 2014, ma il collettivo rigetta la proposta non accettando il termine imposto dal Comune. L’accordo salta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Intanto Bari è in fermento per la campagna elettorale che deciderà chi sarà a guidare Bari nei prossimi cinque anni. Le comunicazioni fra amministrazione e il collettivo s’interrompono fino al 10 Giugno, quando Fuksas giunge a Bari per firmare il contratto che lo rende responsabile della progettazione esecutiva dell’area della Rossani. Durante la conferenza stampa di presentazione del progetto collettivo d’occupazione e comitato contestano una parte dell’accordo, quello in cui viene stabilito che non sarebbe stato necessario “operare alcuna attività partecipativa, in quanto la destinazione di tale porzione di territorio è a verde pubblico, conformemente a quanto emerso nel corso di numerosi incontri con la popolazione e in coerenza con quanto previsto nel progetto vincitore del concorso di idee”. Ma il sindaco di Bari, Michele Emiliano, a quel punto modifica sul momento la convenzione («con un tratto di penna», ricorda Cucciolla)  inserendo l’attività partecipativa dei cittadini su tutta l’area. Tuttavia anche questa piccola vittoria viene accolta con titubanza e in una nota il collettivo scrive: «Abbiamo dei dubbi piuttosto fondati riguardo la possibilità che Fuksas si sieda a un tavolo con i cittadini baresi per stravolgere il suo progetto già realizzato e già vincitore del concorso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sarà, comunque a inizio dicembre 2014 l’amministrazione guidata dal neo sindaco Antonio Decaro fa partire la promesa progettazione partecipata sulla Rossani, tuttora in corso. Il ciclo d’incontri dal nome “Ri-Accordi Urbani” è aperto a tutta la cittadinanza e terminerà il 28 Febbraio 2015. Un percorso che prevede un incontro a settimana per 12 settimane, coadiuvato da quattro “facilitatori”: professionisti che hanno il compito di stendere proposte  e comunicare con i partecipanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un processo però che non è ancora chiaro se abbia valore decisionale o meramente consultivo. In una nota pubblica il Collettivo della Ex-Caserma Liberata dichiara: «Questa parvenza di partecipazione è utile più che altro a dare legittimazione all’incarico di Fuksas, perché è tuttora impossibile capire quanto le proposte dei cittadini possano incidere sul progetto». Cucciolla è però un po’ più ottimista: «L’assessore Carla Tedesco ha affermato pubblicamente che il progetto di Fuksas dovrà attenersi alle direttive dell’amministrazione, che a sua volta le stabilirà appunto attraverso la consultazione con i cittadini».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Chi vivrà vedrà. La speranza per i baresi è che si decida al più presto a cosa destinare quest’area, che da troppi anni attende una riqualificazione. Una grande risorsa, finora, sprecata.  
 
* Con la collaborazione di Salvatore Schirone


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