di Raffaella Ceci

Noicattaro-Rutigliano, Capurso-Triggiano: ecco tutti i paesi ''rivali''
BARI – Difesa della proprie feste padronali, Madonne e Santi contesi, prodotti alimentari comuni e soprattutto la vicinanza: spesso le storiche rivalità tra paesi si basano proprie su queste “motivazioni”. Mesi fa, spostandoci di qualche chilometro dal centro di Bari, abbiamo parlato dell’”odio” che intercorre tra Ceglie e Carbonara. Ora, allargando il nostro raggio all’intera provincia barese, siamo andati a pescare alcune rivalità che, nonostante siano meno sentite rispetto al passato, non mancano di suscitare ancora oggi sfottò e recriminazioni.  

Triggiano e Capurso -  Attaccati l’uno all’altro i due paesi a sud-est di Bari sono da sempre “rivali”. I capursesi  si vantano dell’elegante e alto campanile cinquecentesco tardo romanico della loro Chiesa Matrice (nella foto di capurso-online.com) e per ridicolizzare il campanile della Chiesa principale di Triggiano, che non raggiunse mai l’altezza progettata, sono soliti indicare questi ultimi con l’appellativo di "quelli della mezza cima", alludendo dunque alla struttura incompiuta. A loro volta i triggianesi, per ripagarsi delle punzecchiature subite, hanno soprannominato i loro vicini "uauìn", beduini, per via della parlata "alla francese", ovvero un po’ cantilenata di questi ultimi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Polignano e Monopoli -. Gianni L’Abbate, curatore del blog amarepolignano.it, ci racconta l’antagonismo tuttora esistente tra Polignano a Mare e Monopoli, paesi che si trovano sulla costa pugliese, a sud di Bari. «C’è una storia che parla dei monopolitani che volevano "rubare" ai polignanesi lo scoglio dell'Eremita, un isolotto poco distante dalla costa di Polignano. Da allora, i cittadini di Polignano utilizzano il famoso detto "Tir, tir, che u scuggh' ven da venne nost” (tira tira, che lo scoglio viene dalla parte nostra) per ricordare questa vicenda e deridere i modi monopolitani».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La storia è confermata dal monopolitano Ettore, che però aggiunge un particolare: oggetto della contesa tra i due paesi confinanti non sarebbe solo lo scoglio dell’Eremita. «Famoso è il modo di dire “sei rimasta come la zita di Polignano” »,  afferma Ettore, che spiega: «I monopolitani erano soliti corteggiare le donne di Polignano, portando avanti relazioni con la promessa di un matrimonio. Ma poi alla fine le lasciavano sempre per sposarsi con le loro concittadine, le monopolitane». Povere ragazze di Polignano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Rutigliano e Noicattaro – Qui la rivalità si fa più seria, perché fondata su un prodotto alla base dell’economia di entrambi i paesi: l’uva.  «Da sempre ci si è "scannati" sulla paternità dell'introduzione dei tendoni in Italia, iniziativa di agricoltori non si sa se rutiglianesi o nojani, i quali, ritornati dalla California, hanno introdotto questa tecnica colturale in patria», spiega Flavio Nicola Del Vecchio, collaboratore del gruppo facebook “Soprannomi di Rutigliano ad arte e mestiere”. Il rutiglianese continua: «I risentimenti nacquero quando il sindaco di Rutigliano Filippo Giampaolo, agli inizi degli anni ’60, decise di porre sotto i cartelli di benvenuto alla città il pannello integrativo “zona dell’uva”. Il sindaco di Noicattaro pensò bene quindi di passare al contrattacco inserendo sotto i cartelli nojani la dicitura “centro dell’uva regina”,  sottolineando così come Rutigliano fosse solo la periferia del vero centro dell’uva che secondo lui era invece Noicattaro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Del Vecchio ci racconta anche di una “compravendita di santi” tra Rutigliano e Noicattaro nata in un periodo di miseria o carestia. «Si dice che i nojani si sarebbero venduti il quadro di Sant'Antonio Abate per "na m'n d chiacoun" (un pugno di fichi secchi), mentre, qualche tempo dopo, i rutiglianesi avrebbero venduto ai nojani il quadro di San Lorenzo, che destava molta devozione, ricevendo in cambio "do fiedd d mortadell" (due fette di mortadella). La pietà popolare ha intravisto in alcuni avvenimenti della storia recente una "reazione" soprannaturale dei due santi a questo mercanteggiamento bislacco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

San Lorenzo avrebbe "appnnout u muss" (messo il muso), si sarebbe quindi sentito oltraggiato dalla cessione del sacro quadro, che lo ritraeva ai vicini nojani ed avrebbe provocato la rovina della Fiera Notturna, che si svolge fra il 9 e il 10 agosto a Rutigliano, a lui dedicata, "mandando" il cattivo tempo. In effetti - testimonia Flavio - diverse volte temporali estivi hanno causato la chiusura delle bancarelle degli espositori anzitempo. Al contrario, Sant'Antonio abate (da queste parti "Sand'Anduaen" per distinguerlo da Sant'Antonio da Padova, detto "Sand Andonj"), lusingato ed onorato per l'acquisto e il "trasferimento" a Rutigliano avrebbe garantito la fortuna ai rutiglianesi. In effetti la Fiera del Fischietto in Terracotta, il 17 gennaio, è tutt'ora uno degli appuntamenti più rinomati dell'intera regione Puglia». Ciò avrebbe destato invidia e astio tra i due paesi vicini, il rammarico dei nojani per aver ceduto il Santo e la gelosia dei rutiglianesi per lo stesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

C’è anche una monografia di Gianni Capotorto, “La banda di Rutigliano”, che parla di alcuni episodi di rivalità tra i due paesi. Il 4 Febbraio 1883 in occasione del Carnevale fu organizzata in un palazzo di Rutigliano una festa da ballo con l'accompagnamento musicale della serata affidato alla banda di Noicattaro. Tale scelta suscitò una violenta reazione nei giovani componenti della banda cittadina, tanto da scatenare una gigantesca rissa tra i "fan" delle due bande, accorsi sul luogo della festa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'11 Marzo 1888 poi fu un pomeriggio di follia collettiva che registrò scene di guerriglia urbana. Tutto nacque nel momento dell'arrivo a Rutigliano della banda di Noicattaro invitata ad accompagnare un funerale, a seguito dell'assenza della banda cittadina, scioltasi per mancanza di fondi. La banda di Noicattaro fu accompagnata e seguita da più di duecento nojani di ogni ceto e condizioni, giunti a Rutigliano con l'evidente obiettivo di canzonare gli amati-odiati "cugini". Ma gli sfottò dei noiani per la scomparsa della banda "avversaria" furono mal digeriti dai rutiglianesi: da qui i gravi incidenti. Nei giorni successivi la tensione fra gli abitanti dei due limitrofi comuni rimase altissima. Ci fu poi uno scambio di missive risentite fra i rispettivi sindaci dei paesi vicini e da allora i rapporti fra le amministrazioni si raffreddarono e rimasero pressoché gelidi per molti decenni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


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