di Gilda Viesti

Emanuele Anaclerio: «Scrivo per tutti i giovani passivi di fronte alla sorte»
BARI – Si chiama Emanuele Anaclerio (nella foto), ha 40 anni ed è un scrittore barese che da poco ha deciso intraprendere la strada della letteratura. Ha pubblicato, in e-book, il suo romanzo “Sono andata a letto presto”. Lo abbiamo incontrato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questo è il tuo primo libro, scritto a 40 anni: una passione per la letteratura nata tardi?

La mia passione per la letteratura è nata tanti anni fa quando adolescente lessi "Il fu Mattia Pascal". Poco tempo dopo nacque anche l'interesse per la scrittura assieme ad alcune idee che però solo di recente ho tradotto in romanzo. Per anni quell'ispirazione è rimasta accantonata in un angolo e solo adesso è giunta la consapevolezza che il momento di iniziare a scrivere è arrivato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Hai pubblicato con la forma dell’e-book. Ritieni che sia un vantaggio o una limitazione?

Devo ammettere di aver titubato quando ho ricevuto una proposta di pubblicazione in formato esclusivamente digitale. Poi mi sono chiesto: quanti libri cartacei ho letto di recente? Davvero pochi, è stata la risposta. Sono anni ormai che io per primo, per comodità o pigrizia, leggo quasi esclusivamente e-book. Certo, il cartaceo manterrà sempre un fascino indiscutibile, ma grazie al digitale si può leggere sempre e in qualsiasi momento. E’ vero anche che con gli e-book non si possano raggiungere alcune tipologie di lettori: chi ad esempio non ha dimestichezza con queste "diavolerie moderne" o chi è un sostenitore convinto dei libri tradizionali. Sono però in aumento coloro che si avvicinano a questa modalità, che non per forza deve escludere l'altra, tutt'al più affiancarla.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo del tuo romanzo.

Narra del rapimento di una ragazza, la scena è quella di un bosco e si parla di vicende accadute nell’arco di sette anni.  "Sono andata a letto presto" nasce dal mio interesse per l'affascinante quanto inquietante mondo del crimine. Una passione che mi ha portato a scegliere un percorso di studi che prevedesse materie quali criminologia e sociologia della devianza e a discutere una tesi sui serial killer. Questo perché volevo approfondire la complessità di fenomeni come la completa indifferenza alle norme del contesto sociale, la ferocia e l'efferatezza delle azioni compiute e la totale insensibilità verso la sofferenza provocata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ci sono state esperienze o avvenimenti che ti hanno spinto ad affrontare il tema del rapimento?

La molla è stata la curiosità per una forma particolare di deviazione mentale nata dall'aver letto di un episodio accaduto negli anni 70 in America. Un uomo rapì una ragazza e con la compiacenza della moglie la tenne segregata in casa per anni facendone la sua personale schiava del sesso. Così ho voluto cimentarmi in una vicenda che narrasse delle possibili implicazioni psicologiche presenti in una situazione di questo tipo, poco studiata dalla saggistica di genere, forse per il numero esiguo di fatti venuti alla luce. Come la recente vicenda di cronaca delle tre ragazze di Cleveland: Michelle, Amanda e Gina, tenute prigioniere per 10 anni nella casa del loro aguzzino, l'autista di scuolabus Ariel Castro. Se quel 5 maggio 2013 un vicino non si fosse trovato nei pressi della casa nel momento in cui una delle ragazze era riuscita a gridare aiuto, di quella storia non ne avremmo saputo mai niente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

C’è un messaggio che attraverso queste terribili storie può arrivare al lettore?

Sì, io ho sempre creduto nella capacità dell'uomo di autodeterminarsi. È vero che ci sono eventi e situazioni che avvengono contro la nostra volontà: occorre però reagire a queste ingerenze. Non si dovrebbe mai essere passivi di fronte a ciò che definiamo sorte o fatalità per nascondere la nostra apatia. Questo è ciò che voglio comunicare attraverso il libro, che ho dedicato ai miei figli ma che è rivolto a tutti i giovani come invito a diventare padroni della propria vita.


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